Thapsos oggi è considerato il massimo centro della Media Età del Bronzo della Sicilia, fiorito tra il XV e XIII sec. a.C. sull'odierna penisola di Magnisi, a nord di Siracusa. Copiosissimi i resti di villaggi (con capanne a pianta circolare, sub circolare e a losanga), di fortificazioni, di tracce di abitati e di tre vaste necropoli in cui predominano le graziose tombe a tholos (cioè a falsa cupola), e un gruppo di tombe, dette "ad enchytrismòs", una maniera alquanto eccentrica di seppellire i morti (inumandoli cioè dentro grosse giare deposte poi negli anfratti del terreno). Le esplorazioni eseguite nell'ambito delle necropoli (camerette a tholos) hanno permesso il recupero di importanti ceramiche di produzione micenea, a volte in eccezionale stato di conservazione, e di altri manufatti come spade, pugnali di bronzo, collane, pendagli in oro, in pasta vitrea, pietra dura, osso e ambra. Questi e tanti altri reperti rendono concreta testimonianza dei rapporti commerciali intercorsi tra Thapsos e il mondo miceneo e testimoniano come Thapsos fosse durante la Media Età del Bronzo il maggior punto di riferimento in Sicilia dei traffici commerciali marittimi nel bacino centrale del Mediterraneo. Ma le prove più eloquenti del processo di miceneizzazione della "Cultura di Thapsos" sono fornite dai dati acquisiti durante l'esplorazione dell'abitato di Thapsos, individuato su una vasta area di circa un chilometro di lunghezza e su una larghezza variabile dai 30 ai 250 metri sulla zona pressoché pianeggiante che domina l'istmo che unisce la penisola alla terraferma. Di questo abitato, forse a strutture palaziali, sono state finora distinte tre fasi che coprono un arco di tempo che va, all'incirca, dalla fine del XV al X sec. a.C. Una poderosa struttura muraria (fortificazione), parzialmente individuata, è stata interpretata come limite e protezione dell'area "urbanizzata". Inoltre un nucleo dell'abitato, posto nella zona centrale, è stato interpretato come la sede di un gruppo preminente nella società thapsiana, probabilmente quello che si era assicurato la gestione dell'attività commerciale di Thapsos, uno dei più importanti empori del commercio miceneo in Sicilia. Tali complessi abitativi, fiancheggiati da strade, hanno portato alla conclusione che a Thapsos il fenomeno urbano sarebbe sorto almeno con cinque secoli di anticipo rispetto alla colonizzazione greca della Sicilia. Sin dal 1995 il Piano di Risanamento ambientale di Priolo prevede il recupero e la valorizzazione dell'intera penisola di Magnisi per le sue vocazioni paesaggistico-naturalistiche e per la rilevanza archeologica. Le azioni di salvataggio comprendono il ripristino di antichi percorsi, il restauro e la valorizzazione di vecchie masserie, il recupero dell'ex stabilimento Espesi (destinandolo ad attrezzature di uso collettivo) e la musealizzazione dei reperti archeologici rinvenuti durante le varie campagne di scavo. La penisola, quindi, con la realizzazione di ben attrezzate aree di sosta (con efficienti servizi), la regolazione intelligente della pressione antropica e il controllo dei suoi accessi, si candida a divenire meta preferita di ogni categoria di escursionisti. Grazie al cielo siamo però ben lungi da quegli allarmanti carichi sociali che si registrano in altri siti archeologici d'Italia. E poiché spesso la promozione turistica smuove il turismo di massa che, in genere, porta pochi benefici, occorre programmare una seria politica economica del turismo, prevedendo la capacità di carico sociale, cioè le possibilità di accoglienza del sito, ovvero il limite oltre il quale le funzioni dell'area archeologica risultano danneggiate dall'eccesso di presenze. Per compensare tale carico, utili e necessarie risultano essere le escursioni in barca, che potrebbero divenire un ulteriore richiamo irresistibile ed eccitante, poiché permettono l'immediata conoscenza delle basse coste della penisola e delle numerose tombe a grotticella artificiale, che si aprono specialmente lungo le balze rocciose orientali. Si avrà inoltre la possibilità di osservare certe capricciose e suggestive forme delle rocce, scolpite dalla lenta ma implacabile erosione del mare.